Le borse da sera del Novecento erano il simbolo di civetteria della donna degli inizi del secolo. Inanzitutto occupiamoci delle dimensioni che erano piuttosto ridotte tanto da contenere anche solo un rossetto, o le sigarette e il belletto. Così come gli abiti di quel periodo, anche le borse decò in maglia di metallo che si appendevano al dito non permettevano di nascondere nulla. Negli anni '30 periodo di Grande Depressione, anche le borse seguivano la moda ed erano tagliate di sbieco un po' come le gonne e ornate di perline di vetro con la cerniera nascosta tra le pieghe. Nei periodi più duri le borse venivano riciclate, cioè si prendevano i vecchi modelli e si cucivano sopra le cinghie moderne. Durante la seconda guerra mondiale, una donna poteva possedere anche una sola borsa in pelle scamosciata che usava sia di giorno che di sera. Molto belle e ricercate quelle degli anni '40 con tasche e scomparti segreti. Tutto ciò però fu presto stravolto da Dior che segnò il ritorno alla borsa decorativa. Le borsette da cocktail erano così tempestate di diamanti che divennero anche trasparenti e piccolissime. Da quel momento in poi le borse divennero anche minuscolissime. Quelle degli anni 60, ad esempio, si riempirono di paillette ed erano costituite da un anello- braccialetto per favorire la presa. Al giorno d'oggi la piccola e scomoda borsetta da sera, la famosa bustina , permette di portare con sè l'essenziale. Sono i dettagli come le decorazioni (attaccate o ricamate), i tessuti o la pelle, la chiusura, la catenella o i manici a fare la differenza.
Concludiamo con una frase di Valentino Garavani: L'accessorio è sempre un delicato equilibrio tra buon gusto o cattivo gusto. In altre parole, una borsetta deve creare un completo o romperlo.
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